utti i software di grafica (per esempio Photoshop, InDesign,
Illustrator, XPress) danno la possibilità al progettista di scegliere un
colore da una libreria, cioè da un elenco di colori con un nome. In
Italia le librerie più usate sono quelle di Pantone (non è ovunque così,
per esempio in Germania sono più usate le librerie HKS e in Giappone le
librerie Toyo).
Pantone è il nome di una società americana che produce queste
librerie (nel senso che produce i loro cataloghi, le "mazzette", e anche
gli inchiostri). È un nome proprio, dunque indeclinabile. Perciò si
dice "tre Pantone" e non "tre Pantoni" come capita spesso sentire e
leggere, esattamente così come si dice "tre euro" e non "tre euri".
Sono disponibili diverse librerie Pantone che si possono
dividere in due grandi gruppi: le librerie di colori Pantone intesi per
essere stampati (in offset) con un quinto (o sesto o settimo) inchiostro
e le librerie di colori Pantone intesi per essere stampati in
quadricromia. In Photoshop ci sono sei librerie del primo gruppo: si
chiamano solid (coated, matte, uncoated), pastel (coated, uncoated) e
metallic. Si tratta rispettivamente delle tinte unite normali (per carta
patinata lucida, opaca e non patinata), dei colori pastello (per carta
patinata e non patinata) e dei colori metallici.
Quando un grafico deve scegliere un colore, per esempio per
un logo, è spesso tentato di sceglierlo in una delle librerie Pantone,
piuttosto che costruirlo con ciano, magenta, giallo e nero. Questo è
corretto solo se la stampa (in offset) di quel colore avverrà con un
inchiostro speciale (il cosiddetto "quinto inchiostro") e non
semplicemente con gli inchiostri di quadricromia. Se il lavoro dovrà
essere stampato in quadricromia, senza ulteriori inchiostri speciali,
scegliere un colore Pantone è un errore che può costare caro. Ecco
perché.
È molto semplice: i colori Pantone sono stati creati per
essere stampati con inchiostri speciali in offset, e solo per questo
scopo. Sono stati creati proprio per poter utilizzare una serie di
colori che in quadricromia non si possono ottenere (se il risultato si
potesse ottenere anche in quadricromia, i Pantone sarebbero inutili). E
infatti, andando a controllare, dei circa mille colori Pantone della
libreria solid coated, la più usata, più dell'80% non si possono
stampare in CMYK (cioè non ci sono valori CMYK che producano quel colore
Pantone). Quelli che sono più fuori sono soprattutto i blu (tra questi
il famigerato Reflex Blue che è impossibile riprodurre in quadricromia
anche con carta patinata). Il più fuori di tutti è il Pantone 2735, un
blu che tende al viola.
Proprio per questo motivo stampare un colore Pantone in CMYK
è sempre una operazione che dà un risultato (molto o poco)
approssimato. Se proprio si vuole simulare un Pantone in quadricromia
(una operazione che, come detto, non ha senso, ma talvolta si è
costretti a fare, per esempio per variazioni dell'ultimo minuto),
bisogna tener conto non c'è una singola approssimazione per un dato
colore Pantone, ce ne sono tante (magari una che privilegia la tinta,
un'altra che privilegia la saturazione, un'altra che minimizza il
deltaE76, un'altra che minimizza il deltaE2000, ecc.).
E qui veniamo al secondo gruppo di Pantone: quelli che
simulano, in quadricromia, i colori del primo gruppo. Pantone Bridge è
una libreria che approssima i colori Pantone a un CMYK più o meno simile
a quello che si usa in America (SWOP, stampa rotativa offset), Pantone
Bridge Euro approssima i Pantone a un CMYK più o meno simile a quello
che la ditta Pantone pensa che si stampi in Europa (ma la ditta Pantone è
americana e non ha le idee chiare su come si stampa in Europa). Altri
metodi daranno approssimazioni ancora diverse (per esempio conversione
in Photoshop, oppure in QuarkXPress, ecc).
Con tutte queste varianti, e tenendo conto che ci sono varie
condizioni di stampa offset, in stampa ci saranno sorprese non gradite,
e probabilmente nessuna stampa in quadricromia darà il colore che ci si
aspetta.
Insomma, i colori Pantone non sono pensati per essere
stampati in quadricromia, ma solo per essere stampati con inchiostri
speciali; se proprio voglio stampare un colore Pantone in CMYK i
possibili valori CMYK da usare sono tanti (chi ne indica alcuni, chi ne
indica altri) e quindi metodi (o mazzette) diversi danno valori diversi.
Quale è quello giusto? Nessuno, perché i Pantone non sono colori
pensati per essere stampati in quadricromia.
Fonte: http://boscarol.com
martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
Come sta la carta in Italia?
Il 6 giugno scorso si è svolta la tavola rotonda promossa da Print Power
dal titolo “Io Sono Qui” ed in cui sono stati presentati i dati di una
ricerca curata da Lorien Consulting sulla multicanalità della carta. Print Power
ricordiamo, è un’organizzazione paneuropea dedicata alla promozione dei
mezzi stampati e del loro ruolo nell’ambito di moderni programmi e
campagne di marketing integrato. L’organizzazione comprende un gran
numero di imprese, espressione dell’intera filiera della carta stampata:
produzione, distribuzione, stampa, elaborazione e consegna di contenuti
editoriali. Questa struttura garantisce a Print Power un eccezionale
livello di perizia ed esperienza in tutti i comparti dell’industria
della carta stampata.
Durante la tavola rotonda tenutasi a Milano, si è cercato di rispondere ad alcuni interrogativi sul futuro dell’editoria, sul ruolo della carta stampata all’interno di una società come quella attuale sempre più permeata dalla presenza del web e della tecnologia.
Ci si è interrogati su come la carta sa sempre essere eficiente ed efficace e su come sia in grado di rendere l’informazione autorevole.
Sono interventi Christian Rocca, giornalista e direttore di IL – Maschile del Sole 24 Ore, Stefano De Alessandri Direttore Generale Periodici Mondadori e Vicepresidente FIEG, Antonio Greco Amministratore Delegato Fiera Milano Media e Vicepresidente ANES, Raimondo Zanaboni Direttore Generale RCS Pubblicità.
Fonte: http://www.draft.it
Durante la tavola rotonda tenutasi a Milano, si è cercato di rispondere ad alcuni interrogativi sul futuro dell’editoria, sul ruolo della carta stampata all’interno di una società come quella attuale sempre più permeata dalla presenza del web e della tecnologia.
Ci si è interrogati su come la carta sa sempre essere eficiente ed efficace e su come sia in grado di rendere l’informazione autorevole.
Sono interventi Christian Rocca, giornalista e direttore di IL – Maschile del Sole 24 Ore, Stefano De Alessandri Direttore Generale Periodici Mondadori e Vicepresidente FIEG, Antonio Greco Amministratore Delegato Fiera Milano Media e Vicepresidente ANES, Raimondo Zanaboni Direttore Generale RCS Pubblicità.
Fonte: http://www.draft.it
venerdì 27 luglio 2012
Arriva il nero profondo sulla Softy di Favini
Favini amplia la proposta di Softy
introducendo le varianti Softy Black on Black 120 e 300 gr./mq., e Softy
Black on White 300 gr./mq. in aggiunta alla nota versione bianca.
Le novità si distinguono per il soffice ed elegante nero profondo della superficie.
Brevettato, Softy è riconosciuto per essere di straordinaria morbidezza tattile: l’accoppiata di carta e tessuto non tessuto, lo rende adatto a svariate applicazioni, il cui risultato, altamente qualitativo, rileva il talento estetico naturale del prodotto.
Certificato FSC, così come Twist, l’altra combinazione di carta e tessuto e non tessuto caratterizzata da forza e look ricercato, disponibile in un’ampia scelta di colori, Softy risponde facilmente a qualsiasi processo di stampa ed è scelto dal mondo del lusso per il packaging, dalla moda per lo studio di inediti cartellini per abiti e shopping bags, dall’editoria per copertine prestigiose e dalle aziende per inviti esclusivi e biglietti augurali.
È proprio la presenza della carta, a permettere al prodotto di essere cordonato senza screpolarsi, stampato in litografia e serigrafia nobilitato con lamine a caldo e lavorato come qualsiasi altra carta.
Eccezionale è la resa di argento litografico e stampa a caldo della novità di gamma Softy Black on Black che donano alla superficie un effetto inusuale in grado di stupire, mentre la nuova versione Black on White offre la possibilità di stampare in quadricromia sul retro valorizzando la range di applicazione e suggerendo stimoli creativi inusuali.
Favini dedica una storia palpabile di morbidezza raccontata attraverso l’evoluzione del ciclo vitale della frutta in posa su di un vassoio che il tempo segna irrimediabilmente; i dettagli del mutamento sono chiaramente impressi nelle pagine della nuova brochure dimostrativa di Softy. Infatti, scorrendo il booklet si è catturati dall’alta definizione dei particolari. Fragole, arance, mele e limoni monitorati e fedelmente fotografati, mostrano senza esitazione i particolari naturali del processo di maturazione.
Ogni singolo elemento manifesta, all’obiettivo del fotografo la propria reazione, offrendo colori e forme inaspettate, pronte a dissipare ogni dubbio sulle performance ottimali di stampa che Softy riesce ad offrire, comportandosi molto meglio di una carta comune. Twist e Softy Favini sono gli unici in grado di sorprendere anche con il tatto!
Fonte: http://www.draft.it
Le novità si distinguono per il soffice ed elegante nero profondo della superficie.
Brevettato, Softy è riconosciuto per essere di straordinaria morbidezza tattile: l’accoppiata di carta e tessuto non tessuto, lo rende adatto a svariate applicazioni, il cui risultato, altamente qualitativo, rileva il talento estetico naturale del prodotto.
Certificato FSC, così come Twist, l’altra combinazione di carta e tessuto e non tessuto caratterizzata da forza e look ricercato, disponibile in un’ampia scelta di colori, Softy risponde facilmente a qualsiasi processo di stampa ed è scelto dal mondo del lusso per il packaging, dalla moda per lo studio di inediti cartellini per abiti e shopping bags, dall’editoria per copertine prestigiose e dalle aziende per inviti esclusivi e biglietti augurali.
È proprio la presenza della carta, a permettere al prodotto di essere cordonato senza screpolarsi, stampato in litografia e serigrafia nobilitato con lamine a caldo e lavorato come qualsiasi altra carta.
Eccezionale è la resa di argento litografico e stampa a caldo della novità di gamma Softy Black on Black che donano alla superficie un effetto inusuale in grado di stupire, mentre la nuova versione Black on White offre la possibilità di stampare in quadricromia sul retro valorizzando la range di applicazione e suggerendo stimoli creativi inusuali.
Favini dedica una storia palpabile di morbidezza raccontata attraverso l’evoluzione del ciclo vitale della frutta in posa su di un vassoio che il tempo segna irrimediabilmente; i dettagli del mutamento sono chiaramente impressi nelle pagine della nuova brochure dimostrativa di Softy. Infatti, scorrendo il booklet si è catturati dall’alta definizione dei particolari. Fragole, arance, mele e limoni monitorati e fedelmente fotografati, mostrano senza esitazione i particolari naturali del processo di maturazione.
Ogni singolo elemento manifesta, all’obiettivo del fotografo la propria reazione, offrendo colori e forme inaspettate, pronte a dissipare ogni dubbio sulle performance ottimali di stampa che Softy riesce ad offrire, comportandosi molto meglio di una carta comune. Twist e Softy Favini sono gli unici in grado di sorprendere anche con il tatto!
Fonte: http://www.draft.it
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martedì 24 luglio 2012
Attenti, il catalogo Ikea si muove
La
realtà aumentata permetterà di sfogliare in modo inedito le pagine del
catalogo: Ikea cerca di stare al passo coi tempi e presenta
un’esperienza interattiva per il 2013
Per molti l’arrivo nella casella postale del catalogo Ikea è ormai
un rito: ma al prossimo giro sfogliare quelle pagine che contengono e
omologano le case di mezzo mondo avrà una marcia in più. Il catalogo
2013 infatti sfrutterà le nuove tecnologie e sarà in realtà aumentata,
permettendo di interagire con uno smartphone o un tablet consultandolo.
Una volta scaricata la app IKEA Catalog l’utente può passare sopra le pagine per sbloccare video, photogallery e contenuti speciali,spiega Apartment Theraphy. La ditta leader dell’arredamento europeo ha lanciato la novità con un video promozionale che vi presentiamo qui sotto.Fonte: http://magazine.liquida.it
venerdì 20 luglio 2012
Un settembre di qualità ed ecosostenibilità firmato Mimaki
Mimaki a settembre sarà protagonista di due importanti eventi internazionali: Photokina (Colonia, 18 – 23 settembre), la fiera numero uno al mondo per la fotografia e il digital imaging, ed EcoPrint
(Berlino, 26 – 27 settembre), la manifestazione interamente dedicata
alla stampa rispettosa dell’ambiente. Agli stand della casa nipponica,
in mostra le soluzioni della nuova famiglia JV400 (versioni Latex o Solvente UV) e la flatbed da tavolo UV LED UJF-3042.
Mimaki esporrà anche altri prodotti dedicati al fotografico, utili per
la riproduzione di immagini che durano nel tempo e per la stampa su
un’ampia varietà di materiali.
Mike Horsten, Marketing Manager di Mimaki Europe, commenta: “A Photokina daremo dimostrazione dell’importante ruolo giocato dalla tecnologia Mimaki nel settore fotografico. Chi visiterà il nostro stand resterà stupefatto dalla brillantezza dei colori, dall’ampiezza del gamut e dagli effetti lucidi riproducibili con JV400SUV, una delle numerose novità di Mimaki per il 2012 che unisce la flessibilità del solvente alla resistenza della polimerizzazione UV. Di grande interesse per gli operatori del fotografico anche la gamma UJF-3042 soprattutto per la sua versatilità e per la capacità di stampare in contemporanea colore e bianco. Può inoltre essere configurata con vernice trasparente per la riserva lucida e gestire in cartuccia anche il primer. Le nostre analisi e gli studi di settore evidenziano che UJF-3042 è il prodotto che il mercato stava aspettando”.
“La partecipazione a EcoPrint è quasi una conseguenza naturale dello storico impegno di Mimaki a favore dell’ecologia” commenta Rachele Bompan, di Bompan (importatore Italiano per Mimaki) – “Mimaki sviluppa prodotti sempre all’avanguardia volti a ridurre il proprio impatto ambientale. Non solo. Mimaki adotta una politica aziendale greener & greener che l’ha portata nel 2009 a conseguire la certificazione ISO 14001. A EcoPrint, oltre ad evidenziare le evolute caratteristiche di due soluzioni principi in termini di ecosostenibilità, come la Latex di nuova concezione JV400LX e la flatbed UV LED UJF-3042, saremo lieti di condividere con gli operatori la nostra expertise in ambito green. Mostreremo come è possibile dare vita a processi produttivi sostenibili senza compromettere il business dei nostri stampatori”. ha poi concluso Bompan.
Fonte: http://www.draft.it
Mike Horsten, Marketing Manager di Mimaki Europe, commenta: “A Photokina daremo dimostrazione dell’importante ruolo giocato dalla tecnologia Mimaki nel settore fotografico. Chi visiterà il nostro stand resterà stupefatto dalla brillantezza dei colori, dall’ampiezza del gamut e dagli effetti lucidi riproducibili con JV400SUV, una delle numerose novità di Mimaki per il 2012 che unisce la flessibilità del solvente alla resistenza della polimerizzazione UV. Di grande interesse per gli operatori del fotografico anche la gamma UJF-3042 soprattutto per la sua versatilità e per la capacità di stampare in contemporanea colore e bianco. Può inoltre essere configurata con vernice trasparente per la riserva lucida e gestire in cartuccia anche il primer. Le nostre analisi e gli studi di settore evidenziano che UJF-3042 è il prodotto che il mercato stava aspettando”.
“La partecipazione a EcoPrint è quasi una conseguenza naturale dello storico impegno di Mimaki a favore dell’ecologia” commenta Rachele Bompan, di Bompan (importatore Italiano per Mimaki) – “Mimaki sviluppa prodotti sempre all’avanguardia volti a ridurre il proprio impatto ambientale. Non solo. Mimaki adotta una politica aziendale greener & greener che l’ha portata nel 2009 a conseguire la certificazione ISO 14001. A EcoPrint, oltre ad evidenziare le evolute caratteristiche di due soluzioni principi in termini di ecosostenibilità, come la Latex di nuova concezione JV400LX e la flatbed UV LED UJF-3042, saremo lieti di condividere con gli operatori la nostra expertise in ambito green. Mostreremo come è possibile dare vita a processi produttivi sostenibili senza compromettere il business dei nostri stampatori”. ha poi concluso Bompan.
Fonte: http://www.draft.it
mercoledì 18 luglio 2012
Colorimetri Spyder4
Datacolor ha aggiornato la linea dei suoi famosi colorimetri Spyder.
La nuova linea Spyder4 comprende le versioni Express, Pro ed Elite che differiscono tra di loro in termini di complessità, completezza della calibrazione e di quanti diversi dispositivi è possibile calibrare.
L’azienda dichiara che la nuova linea di colorimetri ha una precisione superiore del 26% rispetto alla gamma precedente Spyder3.
Spyder4 Express permette di calibrare in modo rapido un singolo display di un computer, un laptop ed anche un iPad ed iPhone.
Spyder4 Pro è l’ideale per chi desidera un controllo superiore sulla luce e sulla gestione del colore, offrendo in più la misurazione della luce ambientale e la possibilità di calibrare display multipli.
Spyder4 Elite offre il massimo livello di personalizzazione e può essere utilizzato anche per la calibrazione dei proiettori. Ideale per fotografi professionisti e per chi necessita di una calibrazione in modo molto preciso, con il pieno controllo delle regolazioni.
Fonte: http://www.fineartprinting.it
La nuova linea Spyder4 comprende le versioni Express, Pro ed Elite che differiscono tra di loro in termini di complessità, completezza della calibrazione e di quanti diversi dispositivi è possibile calibrare.
L’azienda dichiara che la nuova linea di colorimetri ha una precisione superiore del 26% rispetto alla gamma precedente Spyder3.
Spyder4 Express permette di calibrare in modo rapido un singolo display di un computer, un laptop ed anche un iPad ed iPhone.
Spyder4 Pro è l’ideale per chi desidera un controllo superiore sulla luce e sulla gestione del colore, offrendo in più la misurazione della luce ambientale e la possibilità di calibrare display multipli.
Spyder4 Elite offre il massimo livello di personalizzazione e può essere utilizzato anche per la calibrazione dei proiettori. Ideale per fotografi professionisti e per chi necessita di una calibrazione in modo molto preciso, con il pieno controllo delle regolazioni.
Fonte: http://www.fineartprinting.it
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lunedì 16 luglio 2012
Fabriano e il suo innovativo menù di carte con i nomi ispirati ai “cocktails”
La collezione Fabriano Cocktailè la nuova proposta in
12 intense tonalità dai nomi di stuzzicanti drink: dal giallo Mai Tai al
verde Mojito, dal nero Black Russian al grigio Dorian Gray, passando
per il bianco che, a seconda della tonalità, diventa Gin Fizz o White
Lady.
Ma le nuove carte e cartoncini naturali non sono solo coloratissimi, il vero plus è che sono arricchiti da uno speciale trattamento perlescente su entrambi i lati. Il risultato è particolarissimo e innovativo. La porosità e la leggera ruvidezza del supporto di base esaltano la perlescenza, dando risultati accattivanti.
Una carta perfetta per la stampa offset ma utilizzabile con tutte le tecniche di stampa. Il nuovo visual book ne è la riprova, basta sfogliarlo per ubriacare la vostra mente di nuove idee.
Fabriano Cocktail è una carta colorata in pasta, disponibile nel formato 70×100 in due grammature: 120gr per inserti scintillanti e prestigiose brochure, e 290gr per packaging lussuosi e copertine preziose.
L’aspetto ecologico non è assolutamente messo in disparte: le carte e i cartoncini Fabriano Cocktail sono realizzati con il 100% di pura cellulosa ECF (Elemental Chlorine Free) e certificati FSC (Forest Stewardship Council).
Oggi Fabriano fa parte di Fedrigoni Spa a seguito della fusione delle attività produttive di Fabriano e Fedrigoni Cartiere.
Fonte: Draft.it
Ma le nuove carte e cartoncini naturali non sono solo coloratissimi, il vero plus è che sono arricchiti da uno speciale trattamento perlescente su entrambi i lati. Il risultato è particolarissimo e innovativo. La porosità e la leggera ruvidezza del supporto di base esaltano la perlescenza, dando risultati accattivanti.
Una carta perfetta per la stampa offset ma utilizzabile con tutte le tecniche di stampa. Il nuovo visual book ne è la riprova, basta sfogliarlo per ubriacare la vostra mente di nuove idee.
Fabriano Cocktail è una carta colorata in pasta, disponibile nel formato 70×100 in due grammature: 120gr per inserti scintillanti e prestigiose brochure, e 290gr per packaging lussuosi e copertine preziose.
L’aspetto ecologico non è assolutamente messo in disparte: le carte e i cartoncini Fabriano Cocktail sono realizzati con il 100% di pura cellulosa ECF (Elemental Chlorine Free) e certificati FSC (Forest Stewardship Council).
Oggi Fabriano fa parte di Fedrigoni Spa a seguito della fusione delle attività produttive di Fabriano e Fedrigoni Cartiere.
Fonte: Draft.it
mercoledì 11 luglio 2012
Profili ICC per la stampa offset
Nella stampa retinata, più inchiostri si usano (scelti accuratamente)
e più ampio è il gamut di colori ottenibili. Il minimo numero di
inchiostri è tre, perché lo spazio dei colori è tridimensionale. I tre
inchiostri più opportuni (per ottenere un gamut ampio) sono il ciano, il
magenta e il giallo. Tipicamente si aggiunge anche il nero per diversi
motivi.
Un primo motivo è che gli inchiostri ciano, magenta e giallo non hanno proprietà riflettenti ideali e aggiungendo un inchiostro nero è possibile ottenere un nero più scuro che con il 100% di CMY. Di conseguenza si possono produrre migliori dettagli neri e scuri. L’utilizzo dell’inchiostro nero amplia il gamut dei colori ottenibili in stampa verso il basso. Per esempio, qui sotto a sinistra un tipico gamut offset con carta patinata con soli inchiostri C, M e Y (quindi senza inchiostro K); a destra con inchiostri C, M, Y e K (cioè con il K aggiunto).
Un secondo motivo è che l’utilizzo del nero serve a rendere meno critico il controllo di bilanciamento degli altri tre colori, cioè, come si dice, a stabilizzare l’asse dei grigi.
Un terzo motivo riguarda il fatto che che è opportuno, per evitare problemi di stampabilità, che il testo sia stampato con un unico inchiostro, tipicamente il nero appunto.
Altri due motivi sono:
Gran parte dei colori ottenibili in CMYK possono essere espressi con
più di una combinazione CMYK. Per esempio un grigio può essere
rappresentato con una combinazione di CMY oppure con una percentuale di
K.
Quindi è necessario indicare come procedere alla composizione dei colori con il nero aggiunto, definendo i cosiddetti parametri del nero che comprendono: percentuale massima di K (≤ 100%), percentuale massima di CMYK (≤ 400%), punto di partenza per il nero, composizione cromatica (o generazione) del nero, che sono strettamente correlati tra di loro.
Total area coverage (TAC)
Anche total ink imit (TIL). È la somma delle percentuali di inchiostro di ogni pixel, quindi può andare da 0% a 400%. Per esempio se C=70, M=0, Y=50, K=20, la TAC è 140.
Per ogni carta esiste un valore massimo di TAC supportato da quella carta. Per esempio la carta di quotidiano supporta una quantità totale di inchiostro attorno a 280%.
Generazione del nero
Il sistema convenzionale di conversione in quadricromia consiste nel convertire da RGB a CMY e successivamente aggiungere inchiostro nero indicato con K.
La quantità di nero per ogni pixel viene calcolata a partire dalle quantità di ciano, magenta e giallo con metodi diversi indicati con i termini undercolor removal (UCR) e gray component replacement (GCR).
Inizialmente questi due termini indicavano cose diverse: UCR era la sostituzione del colore con nero nelle aree neutre mentre GCR operava anche nelle aree colorate. Tuttavia nel corso del tempo la distinzione tra i due termini si è persa. Oggi UCR è diventato un GCR “leggero” e gli esperti consigliano di non usare più due termini (UCR e GCR) ma uno solo (GCR) in varie gradazioni (leggero, medio, pesante). Si veda per esempio questo articolo in PDF di due autori svedesi.
Un GCR leggero consiste nel rimuovere uguali percentuali di CMY quando tali percentuali superano tutte un dato limite (black start, per esempio 50%) sostituendole con la stessa quantità di nero.
L’algoritmo dovrebbe essere questo: per ogni percentuale di grigio superiore al black start si controlla quali percentuali di CMY danno quella percentuale. Si toglie una certa quantità e si sostituisce con nero.
Per esempio se il black start è 50 e il pixel è C=75, M=67, Y=67, si può togliere una quantità qualunque tra 0 e 67% e sostituirla con nero.
Il nero comincia nei toni medi (black start) ed aumenta verso le ombre (black length). Quanto il nero entra nei colori è detto black width (se è narrow è solo nei grigi).
—
Sulla base dei dati di caratterizzazione si costruiscono i profili ICC per le varie condizioni di stampa. Per la fase di costruzione dei profili ICC non ci sono regole codificate.Il principale organismo che crea profili ICC basati sullo standard ISO per offset piano e in bobina a caldo e sulle caratterizzazioni Fogra è ECI. Per la stampa offset a freddo i profili sono pubblicati da IFRA.
Adobe fornisce, assieme alle applicazioni di grafica (Photoshop, Illustrator, InDesign, Acrobat) alcuni profili basati su dati di caratterizzazione Fogra. Altri profili sono realizzati da Chromix.
ECI (European Color Initiative)
I profili creati sono scaricabili gratuitamente dal sito ECI, e sono i seguenti:
I profili Adobe sono compresi nelle applicazioni di Creative Suite (Photoshop, InDesign, Illustrator) e si possono anche scaricare dal sito Adobe. Sono i seguenti, basati sulle norme e caratterizzazioni indicate nel nome stesso:
Un primo motivo è che gli inchiostri ciano, magenta e giallo non hanno proprietà riflettenti ideali e aggiungendo un inchiostro nero è possibile ottenere un nero più scuro che con il 100% di CMY. Di conseguenza si possono produrre migliori dettagli neri e scuri. L’utilizzo dell’inchiostro nero amplia il gamut dei colori ottenibili in stampa verso il basso. Per esempio, qui sotto a sinistra un tipico gamut offset con carta patinata con soli inchiostri C, M e Y (quindi senza inchiostro K); a destra con inchiostri C, M, Y e K (cioè con il K aggiunto).
Un secondo motivo è che l’utilizzo del nero serve a rendere meno critico il controllo di bilanciamento degli altri tre colori, cioè, come si dice, a stabilizzare l’asse dei grigi.
Un terzo motivo riguarda il fatto che che è opportuno, per evitare problemi di stampabilità, che il testo sia stampato con un unico inchiostro, tipicamente il nero appunto.
Altri due motivi sono:
- sostituire gli inchiostri colorati (più costosi) con inchiostro nero (più economico);
- diminuire la quantità di inchiostri che si sovrappongono (e possono causare problemi di trapping, nel senso di accettazione o rifiuto).
Quindi è necessario indicare come procedere alla composizione dei colori con il nero aggiunto, definendo i cosiddetti parametri del nero che comprendono: percentuale massima di K (≤ 100%), percentuale massima di CMYK (≤ 400%), punto di partenza per il nero, composizione cromatica (o generazione) del nero, che sono strettamente correlati tra di loro.
Total area coverage (TAC)
Anche total ink imit (TIL). È la somma delle percentuali di inchiostro di ogni pixel, quindi può andare da 0% a 400%. Per esempio se C=70, M=0, Y=50, K=20, la TAC è 140.
Per ogni carta esiste un valore massimo di TAC supportato da quella carta. Per esempio la carta di quotidiano supporta una quantità totale di inchiostro attorno a 280%.
Generazione del nero
Il sistema convenzionale di conversione in quadricromia consiste nel convertire da RGB a CMY e successivamente aggiungere inchiostro nero indicato con K.
La quantità di nero per ogni pixel viene calcolata a partire dalle quantità di ciano, magenta e giallo con metodi diversi indicati con i termini undercolor removal (UCR) e gray component replacement (GCR).
Inizialmente questi due termini indicavano cose diverse: UCR era la sostituzione del colore con nero nelle aree neutre mentre GCR operava anche nelle aree colorate. Tuttavia nel corso del tempo la distinzione tra i due termini si è persa. Oggi UCR è diventato un GCR “leggero” e gli esperti consigliano di non usare più due termini (UCR e GCR) ma uno solo (GCR) in varie gradazioni (leggero, medio, pesante). Si veda per esempio questo articolo in PDF di due autori svedesi.
Un GCR leggero consiste nel rimuovere uguali percentuali di CMY quando tali percentuali superano tutte un dato limite (black start, per esempio 50%) sostituendole con la stessa quantità di nero.
L’algoritmo dovrebbe essere questo: per ogni percentuale di grigio superiore al black start si controlla quali percentuali di CMY danno quella percentuale. Si toglie una certa quantità e si sostituisce con nero.
Per esempio se il black start è 50 e il pixel è C=75, M=67, Y=67, si può togliere una quantità qualunque tra 0 e 67% e sostituirla con nero.
Il nero comincia nei toni medi (black start) ed aumenta verso le ombre (black length). Quanto il nero entra nei colori è detto black width (se è narrow è solo nei grigi).
—
Sulla base dei dati di caratterizzazione si costruiscono i profili ICC per le varie condizioni di stampa. Per la fase di costruzione dei profili ICC non ci sono regole codificate.Il principale organismo che crea profili ICC basati sullo standard ISO per offset piano e in bobina a caldo e sulle caratterizzazioni Fogra è ECI. Per la stampa offset a freddo i profili sono pubblicati da IFRA.
Adobe fornisce, assieme alle applicazioni di grafica (Photoshop, Illustrator, InDesign, Acrobat) alcuni profili basati su dati di caratterizzazione Fogra. Altri profili sono realizzati da Chromix.
ECI (European Color Initiative)
I profili creati sono scaricabili gratuitamente dal sito ECI, e sono i seguenti:
- ISO Coated v2 (ECI): basato sulla caratterizzazione Fogra 39, TAC 330%, black start 14%
- ISO Coated v2 300% (ECI): come il precedente ma con TAC di 300%, black start 14%
- ISO Web Coated: basato sulla caratterizzazione Fogra 28
- ISO Uncoated: basato sulla caratterizzazione Fogra 29
- ISO Uncoated Yellowish: basato sulla caratterizzazione Fogra 30
I profili Adobe sono compresi nelle applicazioni di Creative Suite (Photoshop, InDesign, Illustrator) e si possono anche scaricare dal sito Adobe. Sono i seguenti, basati sulle norme e caratterizzazioni indicate nel nome stesso:
- Coated FOGRA 39 (ISO 12647-2:2004) TAC 330%, black start 22%
- Web Coated FOGRA 28 (ISO 12647-2:2004)
- Uncoated FOGRA 29 (ISO 12647-2:2004)
lunedì 9 luglio 2012
Psicologia del colore: in ambito commerciale e promozionale che effetti ha la scelta di un colore piuttosto che un altro?
Molti sono convinti che ci si possa esprimere con le parole o al massimo
con la musica. Questo dimostra quanto un argomento importante e molto
diffuso come l’influsso che il colore ha sulla nostra vita, venga di
frequente trascurato. È vero e risaputo, infatti, che il settore della
pubblicità e della grafica, sia cartacea che web, fa un largo uso di
questo fenomeno. Naturalmente bisogna essere abili nella selezione dei
colori e nella scelta in modo tale che sia calibrata di opportuni
abbinamenti, adeguati ad ogni specifico progetto grafico.
La preparazione nel settore fa evitare
accostamenti inappropriati e/o “cromaticamente imperfetti”. Partendo dal
concetto scientifico riguardante il colore, riscontriamo che esso
rielabora quel che i fotorecettori della retina trasmettono al cervello
mediante segnali nervosi. Si evince, perciò, che la percezione visiva è
prodotta dalla nostra testa; di conseguenza sia le emozioni che le
espressioni emotive sono diverse. Approfondire tale fenomeno equivale a
parlare di “psicologia del colore”, una percezione che ha la sua
ricaduta sia sull’organismo che sull’atteggiamento psicologico di
ciascuno di noi. La maniera con cui l’individuo riconosce i colori
esterni e la scelta emozionale adoperata per associarli danno vita alla
sua “tavolozza cromatica” personale.
I colori sono portatori e generatori di
emozioni e possono anche ottimizzare la vita sociale. Ma tutto è
strettamente legato al proprio vissuto e all’influsso che si riceve dal
contesto socio-culturale di cui si fa parte. Non c’è da stupirsi se un
individuo prevalentemente negativo sceglie solitamente colori freddi e
distaccati, come il marrone e il bianco; mentre il fiducioso per natura
ama i colori tenui derivanti dalle varie tonalità pastello e così via.
Quanti di noi avranno sicuramente sperimentato l’assurdo interesse per
un particolare indumento da indossare, soltanto perché di uno specifico
colore e il tutto in rapporto allo stato d’animo del momento! Il colore
può condizionare in maniera decisiva moltissimi aspetti del nostro
quotidiano, proprio come la scelta di un abito che non si sarebbe
acquistato altrimenti. La scienza della cromoterapia sostiene che i
colori facilitino la stabilità del corpo e della psiche tanto da creare
stimolazioni curative.
La scelta di un colore specifico è per
alcuni il simbolo della loro giornata ed ha il potere di rasserenare o
guidare qualsiasi decisione. Per la pubblicità, invece, imporre
determinati colori in precise circostanze è un valido strumento per
condizionare le scelte dei compratori, indirizzandoli all’acquisto di un
dato prodotto. L’acquisto di un prodotto piuttosto che un altro può
dipendere proprio dall’uso di elementi visivi messi in atto dal
rivenditore; ad esempio, la scelta del rosso per le tende o le tovaglie
del ristorante coincide con lo stimolo al maggiore appetito. Tutte le
immagini, perciò, in particolare quelle destinate alla stampa, come i
biglietti da visita, necessitano di colori che sappiano metterne in
risalto gli elementi più importanti. Anche i siti web si colorano,
spesso, di tinte particolari ed accattivanti in grado di attirare
l’utente, accompagnarlo nella sua visita tra le diverse sezioni e perché
no, spingerlo all’acquisto di un servizio o di un prodotto.
Fonte: http://www.bloglog.com
giovedì 5 luglio 2012
Indigo, un nome che ha cambiato il mondo della stampa
Siamo nel 1977, in Italia iniziano le prime trasmissioni televisive a
colori… Elvis Presley tiene il suo ultimo concerto live ed esce il
primo (e unico) album dei Sex Pistols … nasce la Apple Inc. … e intanto,
non lontano da Tel Aviv, in Israele, viene fondata una società chiamata
Indigo da un immigrato canadese di origini polacche. Quell’uomo si
chiama Benny Landa ed è considerato il padre della stampa digitale
offset a colori.
Durante la sua infanzia, Benny inizia ad appassionarsi di tecniche
fotografiche nel retrobottega del negozio del padre, in un piccolo
bugigattolo utilizzato per scattare foto tessera. Una volta cresciuto,
si trasferisce a Londra dove diventa in breve responsabile R&D di
un’importante azienda nel settore della stampa e dei microfilm. Nel 1971
fonda insieme a un socio la Imtec, sigla di Imaging Technologies, poi
come abbiamo visto, nel 1977 Benny è in Israele, a capo di un’azienda
focalizzata nello sviluppo di nuove tecnologie per la stampa.
Nei primi anni ’80 presenta un inchiostro liquido che una volta riscaldato, si trasforma in plastica: l’ElectroInk. Durante gli anni ’90 la Indigo si trasforma, da laboratorio di ricerca e sviluppo, in azienda produttrice di macchine per la stampa digitale. Nel 1993 Benny introduce una vera e propria rivoluzione: E-Print 1000, la prima tecnologia in grado di stampare direttamente da un file di computer, permettendo di realizzare anche poche copie a un costo competitivo e con un’ottima qualità. Nel 1995 viene invece presentata Omnius, una macchina che permette la stampa digitale anche su supporti diversi dalla carta: dalla plastica, ai film, al packaging.
Siamo arrivati al 2000: la Indigo confluisce nella Hewlett Packard e diventa il n. 1 della stampa digitale, con uno share del 75% del mercato mondiale della stampa fotografica. Oggi HP Indigo offre una una gamma completa di soluzioni per la stampa digitale, ai vertici della qualità e della quantità, per ogni esigenza: editoria, marketing, etichette e packaging, fotografia. Un nome che è una garanzia per chi sceglie un servizio di web-to-print!
Fonte: http://blog.print66.it
Nei primi anni ’80 presenta un inchiostro liquido che una volta riscaldato, si trasforma in plastica: l’ElectroInk. Durante gli anni ’90 la Indigo si trasforma, da laboratorio di ricerca e sviluppo, in azienda produttrice di macchine per la stampa digitale. Nel 1993 Benny introduce una vera e propria rivoluzione: E-Print 1000, la prima tecnologia in grado di stampare direttamente da un file di computer, permettendo di realizzare anche poche copie a un costo competitivo e con un’ottima qualità. Nel 1995 viene invece presentata Omnius, una macchina che permette la stampa digitale anche su supporti diversi dalla carta: dalla plastica, ai film, al packaging.
Siamo arrivati al 2000: la Indigo confluisce nella Hewlett Packard e diventa il n. 1 della stampa digitale, con uno share del 75% del mercato mondiale della stampa fotografica. Oggi HP Indigo offre una una gamma completa di soluzioni per la stampa digitale, ai vertici della qualità e della quantità, per ogni esigenza: editoria, marketing, etichette e packaging, fotografia. Un nome che è una garanzia per chi sceglie un servizio di web-to-print!
Fonte: http://blog.print66.it
mercoledì 4 luglio 2012
Tipografia e leggibilità: le 5 regole da seguire
Mai scrivere tutto in maiuscola Questo è un classico
errore. Pensiamo, infatti, che scrivere tutto in maiuscola dia dinamismo
e chiarezza al nostro disegno, quando in realtà non è così. Inoltre,
scrivere tutto in maiuscola è da tempo considerato come l’equivalente di
urlare, ed è quindi considerato scortese. Seguire quello che ci hanno
insegnato sin dall’elementari, per cui usare la maiuscola solo dopo il
punto, è la cosa migliore, sempre.
Prestare subito attenzione alla demografia del nostro target La grandezza del font che utilizziamo deve essere direttamente proporzionale al gruppo d’età del nostro target. Se questo è giovane, dovremo utilizzare una grandeza di 10/11 punti. Però se l’universo cui ci rivolgiamo è tra i 40/65 anni, la grandezza ideale dovrebbe aumentare ed essere tra gli 11/12 punti. Se poi il nostro obiettivo è la popolazione over 65 anni, allora dovremo utilizzati font di 14 punti o più (fino ai 18). Se il nostro target è indefinito, allora una grandezza di 12 punti si può considerare una media corretta.
Fare subito attenzione alla spaziatura Un buon disegno tipografico ha due elementi: tracking e kerning. Perciò, ogni qualvolta stiamo creando un layout con del testo scritto, dobbiamo essere sicuri di star utilizzando il corretto equilibrio tra una spaziatura troppo piccola e una troppo granda. Se questa è troppo piccola, rischiamo di avere i caratteri che si accavallano, mentre, se è la spaziatura è troppo grande, i lettori potrebbero non incontrare facilmente dove finisce una parola e dove inizia un’altra.
Spezzare i blocchi di testo Ogni font, se li mettiamo uno dietro l’altro in grandi blocchi, possono causare problemi di leggibilità. Per questo, è buono cercare sempre di utilizzare un font gradevole alla vista per i blocchi di testo più grandi e,poi, di spezzare i blocchi di testo eccessivamente grandi, alternandoli con titoli, sottotitoli e immagini. Condividi i nostri Posts Condividi questo post attraverso i social bookmarks. Commenti Facci sapere cosa ne pensi.
Capire subito la differenza tra fonts e grandezza Esistono migliaia di fonts differenti, e un rischio piuttosto comunque è quello di utilizzare due o più diversi i quali, a parità di punti, differiscono tra loro in altezza e larghezza. In questi casi, piuttosto comuni, la regola d’oro è quella di compensare le differenti grandezze e cercare di trovare un punto comune che renda la loro comune presenza nello stesso documento meno discordante.
Fonte: http://www.subitoprint.com
Prestare subito attenzione alla demografia del nostro target La grandezza del font che utilizziamo deve essere direttamente proporzionale al gruppo d’età del nostro target. Se questo è giovane, dovremo utilizzare una grandeza di 10/11 punti. Però se l’universo cui ci rivolgiamo è tra i 40/65 anni, la grandezza ideale dovrebbe aumentare ed essere tra gli 11/12 punti. Se poi il nostro obiettivo è la popolazione over 65 anni, allora dovremo utilizzati font di 14 punti o più (fino ai 18). Se il nostro target è indefinito, allora una grandezza di 12 punti si può considerare una media corretta.
Fare subito attenzione alla spaziatura Un buon disegno tipografico ha due elementi: tracking e kerning. Perciò, ogni qualvolta stiamo creando un layout con del testo scritto, dobbiamo essere sicuri di star utilizzando il corretto equilibrio tra una spaziatura troppo piccola e una troppo granda. Se questa è troppo piccola, rischiamo di avere i caratteri che si accavallano, mentre, se è la spaziatura è troppo grande, i lettori potrebbero non incontrare facilmente dove finisce una parola e dove inizia un’altra.
Spezzare i blocchi di testo Ogni font, se li mettiamo uno dietro l’altro in grandi blocchi, possono causare problemi di leggibilità. Per questo, è buono cercare sempre di utilizzare un font gradevole alla vista per i blocchi di testo più grandi e,poi, di spezzare i blocchi di testo eccessivamente grandi, alternandoli con titoli, sottotitoli e immagini. Condividi i nostri Posts Condividi questo post attraverso i social bookmarks. Commenti Facci sapere cosa ne pensi.
Capire subito la differenza tra fonts e grandezza Esistono migliaia di fonts differenti, e un rischio piuttosto comunque è quello di utilizzare due o più diversi i quali, a parità di punti, differiscono tra loro in altezza e larghezza. In questi casi, piuttosto comuni, la regola d’oro è quella di compensare le differenti grandezze e cercare di trovare un punto comune che renda la loro comune presenza nello stesso documento meno discordante.
Fonte: http://www.subitoprint.com
martedì 3 luglio 2012
Stampa offset o stampa digitale: Quale la scelta migliore?
Ormai da qualche anno, nella nostra azienda convivono due realtà di stampa: l'offset e il digitale. Ognuna ha i suoi vantaggi e svantaggi soprattutto in termini di costi.
Infatti, l'offset è un tipo di stampa per produzioni industriali con un costo unitario per ogni unità di prodotto molto conveniente ma, come per la maggior parte delle produzioni in serie, richiede un costo iniziale di impianto (quello che alcuni chiamano impropriamente matrice). La stampa digitale, invece, non ha alcun costo di impianto iniziale ed ha solo un costo unitario per ogni unità di prodotto, quest'ultimo però è maggiore di quello della stampa offset. E' chiaro, quindi, che fino ad un certo punto (BEP) è più conveniente la stampa digitale proprio grazie alla mancanza di costi d'impianto iniziali e, oltre tale punto (BEP) è più conveniente la stampa offset grazie al suo costo unitario di prodotto inferiore. Il grafico ti sarà certamente di aiuto.
La convivenza di queste due realtà, non solo è conveniente dal punto di vista del contenimento dei costi di produzione, ma anche dalle possibilità produttive che quest'incontro può dare. Infatti, un prodotto in stampa digitale è stampabile successivamente in offset ed è vero anche il viceversa. Può essere stampato sulle stesse carte per offset e subire le medesime lavorazioni accessorie (plastificazione, lucidatura, fustellatura, serigrafia, ecc.). In più, la stampa digitale, per la sua prerogativa di non avere un impianto (matrice) iniziale, offre altre lavorazioni innovative quali la stampa di personalizzazioni in dato variabile.
Insomma, due realtà diverse per un nuovo modo di fare stampa.
lunedì 2 luglio 2012
50 biglietti da visita incredibili
Quale sia il vostro lavoro, ma soprattutto se lavorate nel campo del design, i biglietti da visita sono davvero un importante segnale della vostra identità corporative.
Un biglietto da visita crea una connessione reale e un legame tra voi, la vostra impresa e i vostri clienti.
Quindi, come pure nel caso dei siti web corporativi, i biglietti da visita possono diventare elementi interattivi, ma con il vantaggio indubbio di poter giocare con il senso del tatto: differenti testure, materiali e forme.
Qui di seguito, vi presentiamo 50 incredibili biglietti da visita professionisti come voi, che dimostrano como davvero non esistano limiti nel disegno di un biglietto da visita.
Fonte: http://www.printtoprint.com
Un biglietto da visita crea una connessione reale e un legame tra voi, la vostra impresa e i vostri clienti.
Quindi, come pure nel caso dei siti web corporativi, i biglietti da visita possono diventare elementi interattivi, ma con il vantaggio indubbio di poter giocare con il senso del tatto: differenti testure, materiali e forme.
Qui di seguito, vi presentiamo 50 incredibili biglietti da visita professionisti come voi, che dimostrano como davvero non esistano limiti nel disegno di un biglietto da visita.
Fonte: http://www.printtoprint.com
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